Crisi economica globale, guerre, smarrimento, perdita di valori... in una parola caos! Non fa per me, a me piace l'ordine, la simmetria delle cose; ma soprattutto mi piace la verità, o almeno è quello che cerco.

venerdì 21 febbraio 2014

Morire per l'Europa


Mentre in Italia non si fa altro che discutere di come l'Europa sia la causa di tutti i mali, da qualche altra parte c'è gente che sta morendo per poter avere la propria stella su questa bandiera.
Noi ci lamentiamo dell'Europa, e la vogliamo smantellare. Loro, muoiono per l'Europa.

domenica 26 gennaio 2014

Chromebook: ovvero alzare il coperchio ed essere attivi in 5 secondi!

Una delle cose più sensazionali dei Chromebook, è la loro impressionante velocità di avvio.
Il Chromebook 11 si avvia da spento in soli 5 secondi, neanche il tempo di sistemarsi comodi sulla sedia e inclinare al meglio il display che il computer è già pronto all'uso!

Se invece si alza il display senza aver spento il computer, il Chromebook 11 è pronto a lavorare in neanche 1 secondo: un fulmine!

Può sembrare una banalità, ma in realtà questa caratteristica definisce forse meglio di tutte le altre questa tipologia di computer: di fatto i Chromebook sono portatili "apri e usa".

Questo video è il primo di una serie con cui vi farò vedere il mio chromebook all'opera. Mi scuso in anticipo per le imperfezioni, spero che con il tempo potrò offrire un servizio di qualità sempre superiore :)





A presto!   MF




giovedì 23 gennaio 2014

Perché un Chromebook?

Sono mesi che cercavo un pc "muletto" per le cose più semplici e banali. Non volevo spendere tanto, diciamo che mi ero fissato un budget di circa 300 euro.
Mi serviva un pc da usare per andare su internet, scrivere, rispondere alle mail e leggere qualche file.
Quindi, le caratteristiche salienti che cercavo erano:
un buon display, una buona tastiera, il pc doveva essere di dimensioni portatili quindi non più di 13 pollici, e inoltre dovendolo portare in giro doveva avere una buona batteria, che mi garantiva almeno 5 ore di autonomia.
Le prestazioni non erano importanti, dopotutto con quel budget preferivo avere un computer magari un po' lentino ma che almeno potevo usare lontano da una presa della corrente.
E così, con queste idee in testa, mi sono messo alla ricerca del portatile che mi serviva.
Non so quanti di voi siano fissati con i pc, e quanto seguiate il mercato; be' io passo praticamente almeno un'oretta al giorno a spulciare i più disparati siti di informatica. C'è il sito specializzato sui prodotti della melamorsicata, c'è il sito specializzato sui tablet pc, quello su android, quello più orientato al consumer... Insomma se si è interessati al settore c'è di che leggere. E' così che interessato all'acquisto del mio "superpc" mi sono messo a spulciare i database di tutti questi siti per vedere se ci fosse qualcosa che mi attirasse senza costare un occhio della testa.
La prima cosa di cui mi sono reso conto è che se state cercando un prodotto medio, proprio come quello che sto cercando io, be' non esiste; scordatevelo pure. Si passa dai netbook da 10 pollici, con schermo e tastiera troppo piccola, ai notebook plasticosi costruiti con lo sputo brutti quanto la fame. C'è una piccola fetta di notebook da 12 pollici in effetti, peccato che siano introvabili e che costino almeno 400 euro, offrendo un hardware analogo a quello dei netbook.
Poi c'erano i chromebook, questa strana categoria di pc, totalmente web centrici, che ho criticato sin dalla prima volta che ne avevo sentito parlare.
La seconda cosa di cui mi sono reso conto è che Windows 8 ha fatto davvero male al mercato dei pc: le diverse case produttrici si sono illuse che è sufficiente mettere un disco allo stato solido e uno schermo touch screen ad un portatile per poter chiedere cifre da capogiro. Di fatto, il mercato dei notebook è in crisi profonda.
Man mano passava il tempo e la mia ricerca tendeva al fallimento totale, mi stavo rassegnando e mi consolava l'idea che per la laurea avrei potuto chiedere come regalo un bel mac.
Tuttavia non mi ero perso d'animo, e ho preso in considerazione la possibilità di comprarmi un pc usato. Ho pensato che magari, comprando un pc non più vecchio di due anni, avrei potuto accedere ad una fascia di prodotti superiori a quella che mi ero prefigurato, e così sebbene non avessi in mano un prodotto nuovo avrei comunque goduto di prestazioni superiori.
Mi sono messo così a spulciare in maniera meticolosa i due colossi italiani della vendita dell'usato: subito.it e ebayannunci.it; quello che mi ha sbalordito e che non avrei mai creduto è che i notebook tengono abbastanza il valore del mercato: questo significa che di comprare un usato non se ne parlava. Quelli interessanti costavano comunque troppo, e quelli che potevo permettermi erano ridicoli.
La mia ricerca continuava comunque, e ogni tanto leggevo di qualche nuovo portatile presentato, la maggior parte tablet con tastiera integrata agganciabile: roba plasticosa a livelli intollerabili per le mie mani. Insomma nulla da fare.
Aumentavano invece in maniera esponenziale le notizie sui chromebook, e ne sentivo solo parlare bene. Per cifre comprese tra i 200 e i 300 euro ti portavi a casa un portatile con costruito in maniera decente, che ti faceva fare tutto quello che fai su un portatile "normale", in più potevi scegliere anche tra diversi formati.
C'erano i due HP Chromebook 11 e Chromebook 14, c'era l'acer 720; c'erano i Samsung Chromebook serie 3 e serie 5... C'era il sensazionale Chromebook Pixel da 1500 euro!!!

Disperato per il fallimento della mia ricerca e stimolato invece dai commenti positivi che leggevo rivolti a questa nuova categoria di computer, da persone tra l'altro esperte del settore, ho preso seriamente in considerazione la possibilità di comprarmi un Chromebook.

Tutti quelli che l'avevano provato e cui avevo chiesto dei pareri mi dicevano sempre: buttati che ne rimarrai entusiasta! Le recensioni online, tutte straniere tranne quelle del grandissimo eeevolution, ne elogiavano le qualità.

Si ma, di fatto, cosa sono questi chromebook? Quello che accomuna tutti i modelli di chromebook sono:

-il sistema operativo, Chrome OS, totalmente web centrico;
-una memoria interna da 16 GB su SSD;
-accensione istantanea in 5 secondi;
-100 GB di memoria cloud su google Drive per 2 anni.

Poi naturalmente ogni modello ha le sue caratteristiche tecniche, ma tutti fanno più o meno la stessa cosa.

C'erano due modelli che mi interessavano in particolare: gli HP Chromebook 11 e 14.
L'11 è un modello entry level, con un hardware bassino, da tablet android di fascia alta diciamo, molto "minimale", ma in compenso è leggero, ha un display della madonna, una tastiera ottima... e poi ha un design impressionante.
Il 14, Pixel a parte, è attualmente il Chromebook di fascia alta. E' un computer più completo: ha un processore intel, il display è da 14 pollici, ha tutta una serie di porte in più, la batteria dura nove ore... insomma anche lui è un bel pezzo di macchina.

Il costo dei due portatili è più o meno lo stesso, e oscilla dai 279 ai 320 dollari/euro, a seconda del negozio o del paese dal quale lo importate.
Perché no, non è possibile comprare un chromebook in Italia: a quanto pare google non ci ritiene un mercato interessante...
Bisogna comprarlo dunque all'estero e farselo importare.
Anche qui la scelta non è facile. Sintetizzando è possibile acquistare i chromebook da quattro paesi: Francia, Germania, Inghilterra, USA.

Francia e Germania hanno di buono tre cose: si compra in euro, il caricabatterie ha lo spinotto europeo, non bisogna pagare nessun sovrapprezzo per tasse ecc. Tuttavia i layout delle tastiere francesi e tedesche sono diversi da quello italiano: al posto della QWERTY (italiana, comune anche a ENG e USA), hanno rispettivamente la AZERTY e la QWERTZ. Naturalmente cambiano anche tutte le accentate.
ENG ed USA hanno poco di buono: il cambio euro/sterlina è sfavorevole, per esportare dall'USA devi pagare le tasse alla dogana ma in compenso hai un cambio favorevole, le spine dei caricabatterie sono diverse per cui avrete bisogno di un adattatore. Però il layout della tastiera è simile a quello italiano: hanno la QWERTY, l'unica differenza sta nell'assenza delle accentate e della diversa posizione dei segni quali virgole, parentesi ecc.
Tutto sommato alla fine ho tirato la conclusione che sarebbe stato meglio avere una tastiera il più simile possibile a quella italiana, e così ho optato per gli USA.
E giovedì sera mi sono connesso ad Amazon.com ed ho acquistato il mio HP Chromebook 11.
Si può dire che mentre uno scrive non guardi la tastiera, per cui anche avendo i tasti con i segni messi in posizione diversa basta mettere il layout italiano alla tastiera e tutti i tasti stanno proprio lì dove devono essere. Avere almeno le lettere nelle stesse posizioni aiuta nell'orientarsi comunque.

E così alla fine martedì (con un giorno di ritardo ahimè, maledette dogane!) è arrivato il mio  HP Chromebook 11, con il quale sto scrivendo questo post.
Che dire?
Lo sto usando solamente da due giorni, e sono molto impegnato con lo studio per cui non posso smanettarci neanche troppo, quindi posso tirare delle prime considerazioni quasi a freddo.







Mi piace il mio Chromebook; alzare il coperchio ed avere un computer pronto all'uso in soli 5 secondi, pronto a fare tutto quello di cui necessito, è una bella sensazione. Che poi il mio primo pc è comunque un signor pc, con processore intel i5, SSD, Windows 8 professional...
La tastiera è davvero ottima, se fosse stata retroilluminata sarebbe stata ai livelli di quelle dei Mac che restano comunque le migliori. Il display è una chicca, altri prodotti a questa fascia di prezzo se lo sognano un display così. Ma sopratutto è davvero davvero bello.






Nei prossimi giorni pubblicherò dei nuovi post, delle foto, dei video, più specifici che analizzano in dettaglio i punti forti e quelli più deboli di questo gioiellino; restate collegati e nel caso aveste qualche dubbio, qualche test da propormi, scrivete pure e sarò felice di potervi aiutare.




A presto,  MF.


lunedì 9 dicembre 2013

Qualcosa deve cambiare

Le cose non possono andare più in questo modo; mi sono davvero rotto il cazzo. Qualcosa deve cambiare, altrimenti non so davvero come andiamo a finire.
No, non sto parlando della crisi economica, e neanche della crisi politica in cui l'Italia riversa.  Ho così tanta rabbia che mi riesce difficile scrivere: sono arrabbiato perché intorno vedo persone cieche (o accecate), che camminano e si muovono a tastoni, guidate dalla voce del primo pagliaccio urlante che si mette ad urlare.
In Italia non c'è più (c'è mai stato?) SPIRITO CRITICO.
Siamo caduti nel nichilismo più profondo, tutti si sentono in diritto e in dovere di esprimere la loro opinione su qualsiasi argomento senza neanche sapere veramente di cosa si sta parlando. Non conta se tu hai studiato e lavori da anni su quella cosa: la tua voce è una e vale per una. E la tua voce in mezzo ad una folla urlante, in fondo cos'è? Da chi verrà ascoltata? Non verrà ascoltata da nessuno.

Ci saranno però un paio di tizi che urleranno più forte degli altri, e troveranno i primi pecoroni che li ascolteranno e che a loro volta faranno da eco a quelle parole vuote ma dette a gran voce. E così quelle parole si diffonderanno come un virus.
Senza nessuno che controllerà se quelle parole hanno un senso. D'altronde è il web signori: bisogna essere superveloci altrimenti si è perduti. Non conta che le parole abbiano senso, l'importante è che vengano diffuse, e se non lo fai te lo fa qualcun altro, quindi devi essere veloce a farlo altrimenti non sarai più sulla cresta dell'onda. E tutto va avanti così, finché l'onda di cazzate non si infrange sul primo scoglietto.
Ed ecco che riparte una nuova ondata di cazzate: gli attori sono sempre gli stessi, non cambiano. I contenuti? A chi interessa! L'importante è restare sull'onda!!!

Sono giovane, e grazie ai miei "maestri" mi sono creato degli anticorpi molto forti: spirito critico, scetticismo, verifica dei dati. Non che non sia mai caduto in questi facili tranelli, tutt'altro; le lezioni però mi sono servite, ne ho fatto bagaglio, ed ora il mio sistema immunitario è ancora più forte.

Quello che mi chiedo è quand'è che ci siamo lasciati trascinare in questa brutta storia. Chi ci ha trascinato. Chi lo ha permesso. Chi non si è ribellato.

Tornando al titolo, mi sono rotto le palle di leggere stronzate ovunque. Col tempo e grazie a internet ho conosciuto persone molto interessanti, che davvero avrebbero molto da dire e che andrebbero ascoltate.
Ma loro sono persone serie, con un lavoro e delle responsabilità nella vita REALE, e non hanno il tempo ne' la faccia tosta di mettersi a scrivere perché avendo ancora una dignità pensano: perché qualcuno dovrebbe ascoltarmi? Oppure semplicemente hanno già capito che è tutto inutile...

Comunque, queste quattro righe sono per loro, per spronarli a fare qualcosa, perché mai come in questo momento c'è bisogno di persone competenti e per bene.
Mettete a tacere una volta per tutte questi furbetti da quattro soldi intenti a spartirsi le briciole di quello che resta dell'Italia. Datevi da fare, confutateli, ridicolizzateli, riportateli alla loro originaria dimensione. Sgonfiate questi palloni gonfiati.




venerdì 22 novembre 2013

L'ignoranza

Come vi avevo accennato ho intenzione di cambiare un po' il taglio dei miei articoli: non solo articoli "scientifici", ma anche considerazioni personali buttate giù di getto su qualcosa che mi ha colpito in modo particolare.

Ecco, questo è il taglio di questo articolo.

Non sono un secchione; sono però una persona molto curiosa e desiderosa di conoscere le cose più svariate, non solo in campo medico. Leggo moltissimi libri, almeno 2/3 libri al mese; saggi principalmente.
Non che voglia definirmi una persona colta, tutt'altro (il titolo di questo pezzo la dice lunga...).
Ad ogni modo mi è capitato più di una volta che i miei amici, dopo aver visto un tizio in televisione, un servizio, letto un articolo su internet, mi chiedano se quello che hanno visto, sentito, letto sia vero o no.
La maggior parte delle volte, non so dare una risposta.
La mia risposta tipica è: be' non è proprio così; ancora non è chiaro come o perché tuttavia ci sono buoni indizi....ecc.
Anzi, spesso la mia risposta è un semplice NO! Al che loro mi chiedono: se non è così, allora com'è? E di nuovo la solita risposta vaga che appare tutto tranne che "vera".
E' così che spesso scherzando mi dicono: a Ferazza', tu leggi questo e quello, ti dai tante arie da scienziato; però alla fine com'è che non sai un cazzo? E la discussione "seria" finisce così con una risata.
Questa domanda in realtà nasconde la causa della progressiva sfiducia delle persone nei confronti della scienza, e secondo me è la chiave, il motivo per cui la scienza non è compresa in fondo dal grande pubblico.

Da che mondo e mondo l'uomo si pone delle domande su quello che ha intorno in cerca di risposte. Un tempo l'uomo aveva solo la vista, quindi l'osservazione, e la sua mente, con cui poteva speculare e darsi le risposte alle domande che cercava. E la cosa sembrava funzionare piuttosto bene: la filosofia e la logica facevano il loro lavoro come si deve.  Le verità che si estrapolavano erano verità "FORTI" apparentemente.
Poi ad un certo punto nacque il metodo scientifico sperimentale e la tecnologia fece dei progressi da gigante: a questo punto l'uomo aveva dei nuovi strumenti con i quali porre le domande, indagare la natura; solo che cominciò ad accadere qualcosa di inaspettato...
Ogni risposta nuova, andava a rodere in parte le fondamenta di quelle antiche verità, e come se non bastasse ogni risposta si portava con se nuove domande.
Le nuove verità erano quindi più deboli e le cose che non conoscevamo invece di diminuire ad ogni nuova risposta che trovavamo, aumentavano. Più andavamo avanti da un punto di vista scientifico e tecnologico, più ci rendevamo conto di quanto le cose fossero in realtà più complicate e di quanto fossimo ignoranti.

Le cose, purtroppo o per fortuna (io dico per fortuna, sai che noia se già conoscessimo tutto...) stanno ancora così. E da una parte è più facile dire cosa non sia una cosa, piuttosto che cosa essa sia.

La verità è che non abbiamo verità così forti da poter dire in modo certo come stanno le cose. E' un fatto incontrovertibile questo, e alla fine tutti, compresi gli scienziati deterministi più accaniti, devono sbatterci il grugno. E la mia non vuole essere una giustificazione al fatto che spesso non so dare risposte a delle apparentemente semplici domande che mi vengono poste.
Capire questo concetto significa capire davvero la scienza; e sono sicuro che una volta che lo capirete, non potrete non innamorarvi di essa.

Vi lascio infine un link: è un video di una conferenza TED di un professore, un neuroscienziato, Stuart Firestein. Se con le mie parole non sono stato chiaro, sono abbastanza convinto che lui vi farà comprendere quello che voglio dire.


http://www.ted.com/talks/stuart_firestein_the_pursuit_of_ignorance.html

http://on.ted.com/Firestein


martedì 19 novembre 2013

CORDONE OMBELICALE: donarlo o conservarlo?


Questo argomento è particolare e forse non interessa a tutti; anzi, sono convinto che almeno la metà di voi, in quanto di genere maschile, non dovrà mai porsi questa domanda.





Credo tuttavia che sia un esempio reale e concreto, anche abbastanza semplice da comprendere, di come sulla base di mezze falsità e con l'aiuto dei medium attualmente disponibili, si possa creare un vero e proprio business sulla salute. Inoltre, dimostrerò che nonostante viviamo nel "paese delle meraviglie" come dice qualcuno - e a ragione in parte - tutto sommato le leggi ci tutelano anche meglio che in altri paesi dove un eccessivo "liberismo" porta alla proliferazione di vere e proprie cliniche mediche, banche di questo e di quello, che con tutto hanno a che fare tranne che con la medicina e la salute delle persone.
Questo è proprio il caso del business nato dietro alla conservazione del cordone ombelicale.
Ma andiamo per gradi, e cerchiamo di capire meglio di cosa stiamo parlando; dopotutto nonostante io sia un laureando in odontoiatria sono dovuto andare ad informarmi al di fuori del mio piano di studi per capire bene questo argomento, figuriamo chi nella vita fa tutt'altro.





La prima cosa che ci sarebbe da dire, è che è errato parlare di cordone ombelicale: il cordone ombelicale in sé non ha nessuna proprietà o utilità a fine medico/salutistico una volta che il bambino è nato.
Quello che invece è di gran valore è il tessuto contenuto all'interno: il sangue del cordone ombelicale.
Questo sangue ha un elevato contenuto di cellule non ancora completamente sviluppate, le cellule staminali.

Queste cellule rappresentano una risorsa davvero fantastica: teoricamente hanno la capacità di differenziarsi e specializzarsi in qualsiasi tipo di cellula presente nel corpo umano. Dico in teoria perché le cose sono ben più complicate di: prendo le cellule, le inietto, queste si impiantano, crescono e si differenziano... Magari fosse tutto così facile, probabilmente avremmo la cura per qualsiasi male, addirittura potremmo sconfiggere la morte!
Ad ogni modo nel mondo - e in Italia - sono a lavoro centinaia e centinaia tra scienziati, medici, biologi, informatici,  ingegneri e chi ne ha più ne metta affinché forse un giorno si possa arrivare a qualcosa di simile a quanto illustrato prima.
Ok, direte voi, ma allora, in pratica, a cosa serve questo sangue del cordone ombelicale? Da quanto ci hai illustrato te prima sembra che di fatto ad oggi sia quasi inutile...
Assolutamente non è così: le cellule staminali derivate dal sangue del cordone ombelicale possono essere utili per tantissime malattie, ad oggi, e in futuro appunto chissà.
L'uso più frequente di queste cellule sta nella cura di tutte quelle malattie del sistema emopoietico, come la talassemia ad esempio, e quei tumori maligni che richiedono un trapianto di midollo, quindi leucemie linfomi, ma anche alcune malattie del metabolismo e alcune immunodeficienze.
Si stanno facendo poi numerosi studi su malattie neuro-degenerative, come la sclerosi multipla. 

Ecco, credo che a questo punto vi siate potuti fare più o meno un'idea di cosa si sta parlando, ora possiamo finalmente puntare nella direzione finale e proveremo a rispondere alla domanda con la quale ho aperto questo articolo.
Penso che vi siate fatti tutti un'idea di quanto possano essere importanti queste cellule; magari qualcuno di voi, egoisticamente, ha pensato che se avesse a disposizione le sue cellule staminali, e  magari un giorno sviluppasse una di queste bruttissime malattie, avrebbe un jolly incredibile da giocarsi nella partita della vita! E a questo punto pensa che quando avrà un figlio invece di donare il cordone ombelicale, sarebbe meglio conservarlo per un eventuale futuro trapianto autologo! Dopotutto perché regalare una cosa a qualcun'altro, quando potrebbe un giorno salvare la vita di mio figlio?
Peccato che in Italia c'è una legge che vieta il trapianto autologo di cellule staminali, e la loro conservazioni per questi scopi. Ed ecco che, proprio ai confini dell'Italia, in paesi dove la conservazione per uso autologo delle cellule staminali è consentito, fioriscono numerosissime "banche del cordone", vere e proprie aziende, con i loro procacciatori, le loro pubblicità e tutto il resto.
Con una cifra che oscilla tra i 2000 e i 5000 euro queste banche vi conservano il sangue cordonale di vostro figlio per una ventina di anni più o meno. Niente male è?!
Si, peccato che è totalmente inutile. Vediamo perché.







Per molte delle malattie che ho accennato sopra, vi è un forte componente genetica nella genesi: le cellule staminali del cordone hanno lo stesso codice genetico di tutte le altre cellule dell'organismo della persona; trapiantare cellule che presentano gli stessi difetti che sono stati concausa della malattia non è proprio un'idea geniale, oltre che è comprovato sia inutile. Le cellule provenienti da un'altra persona invece hanno meno probabilità di avere quelle stesse caratteristiche, quindi sono più sicure e garantiscono un successo maggiore.
In realtà, ci sarebbero delle malattie da cui si potrebbe trarre giovamento anche da cellule autologhe, ma anche in questi casi conservare le cellule in banche del cordone private, non ha senso: stiamo parlando di trapianti, effettuati su persone molto malate; anche il più piccolo problema può essere fatale. E' per questo che nelle "banche pubbliche" la conservazione del sangue cordonale ha degli standard di accettazione e di conservazione elevatissimi, che solo una struttura pubblica può garantire. Di fatto, ad oggi nessun campione di sangue cordonale conservato in una banca privata è stato utilizzato sul suolo italiano perché non rispettava gli standard richiesti.

Quindi: conservare il sangue cordonale in una banca del cordone privata all'esterno? NO.

L'alternativa che ci resta è quella di donare il sangue cordonale.
Donare il sangue cordonale del proprio bambino è davvero un gesto di generosità e di umanità, per diversi motivi: per prima cosa questo sangue potrà essere usato per curare qualche persona malata; se mai non venisse usato per curare qualcuno verrà come usato a scopo scientifico per la ricerca medica.
Se tutte le mamme donassero il sangue cordonale dei propri figli, ce ne sarebbe a disposizione di più; la stessa cosa che accade con la donazione del sangue: se tutti lo donassero (chi può naturalmente), ce ne sarebbe tanto, e se magari un giorno servisse anche a me, non avrei problemi a trovarlo...
La generosità è cosi: ti torna indietro nel vero momento del bisogno.
Ad oggi, con le donazioni italiane è stato possibile salvare circa 30000 persone nel mondo (esiste una banca dati mondiale per il cordone ombelicale).
E le strutture andrebbero potenziate ancora di più: ho letto di più di una neo-mamma intenzionata a donare il cordone ombelicale del proprio figlio, che si è vista rifiutare la proposta per i motivi più disparati... E' necessaria una sensibilizzazione a livello nazionale su questa pratica affinché si possa diffondere e radicare nella nostra cultura.


Con questo articolo mi ero dato un duplice obiettivo: da un lato mette in guardia dalle pratiche truffaldine messe in piedi dalle banche del cordone; dall'altro mette in luce l'importanza della donazione del cordone ombelicale. Non è stato un argomento facile, ma spero che abbiate apprezzato i miei sforzi nel tentare di fare un po' di chiarezza su questo argomento, in modo semplice, veloce, e spero anche simpatico.



giovedì 14 novembre 2013

cambiamento...

Ne è passato di tempo dall'ultimo post; purtroppo esami, reparti e tesi non mi danno tregua e il tempo a disposizione per poter scrivere qualcosa si è ridotto a zero.
Non ho smesso però di pensare a questo blog: a cosa dovesse rappresentare, di cosa dovrebbe parlare; mi sono appuntato e ho abbozzato decine di temi caldi su cui potrei scrivere un pezzo. Questo fatto rende ancora più frustrante il fatto che non abbia il tempo per poter scrivere quello che voglio.
Mi piace scrivere, e ne sento il bisogno. Mettere nero su bianco i miei pensieri, le mie idee, quello che mi è successo in quella determinata situazione e come ho risolto il problema mi aiuta a fare chiarezza. Finché le parole restano ammassate nella mia mente in modo confuso non riesco a mettere a fuoco e a prendere la mira. Quando mi siedo e prendo un foglio e una penna, oppure mi metto davanti al mio pc, qualcosa cambia: dentro di me sento una voce che mi narra la storia che devo scrivere, ed è così che di primo acchitto tutte quelle parole sconfusionate cominciano a prendere un ordine dotato di senso proprio. In fondo non sono le parole ad avere il significato, ma il come queste siano distribuite nello spazio e nel tempo. Sono le connessioni che portano significato.

Cambiamento dicevo...
Non sono più convinto che "Pensiero Scientifico" sia il titolo adatto al mio blog; non è più quello di cui voglio parlare. O meglio non è solo di quello.
Ho cominciato a scrivere questo blog perché credevo che potessi dare un piccolo contributo al web e a chi lo abita condividendo quello che ho studiato nell'arco della mia formazione accademica ma sopratutto extra-accademica.
Il blog ha più o meno un anno di vita e in questo anno sono stato capace di pubblicare appena una ventina di post, quando invece giornalmente mi imbatto in decine di argomenti e situazioni che meriterebbero di essere raccontate.
Questo modo, il mio vecchio modo di fare blog, ha fallito. Non sono un "professionista della rete", non ho tutte le competenze necessarie per poter portare avanti qualcosa di così grande. Mi piacerebbe molto, ma non è quello che farò.

Mi sono reso conto, mi sto rendendo conto, che quello di cui c'è bisogno è qualcosa di diverso che di un sito chiamato "pensiero scientifico", ampolloso, che parla di cose noiose per la maggior parte della gente ma che sopratutto sono apparentemente inutili.
Ancora non mi è ben chiaro cosa diventerà Pensiero Scientifico: forse per quello che vorrei fare mi può bastare il mio account di facebook e twitter; forse è così. Mi spiacerebbe però che le mie fatiche vadano a disperdersi nella mischia: faccio tanta fatica per estrarli dal caos nella mia testa, li ordino, per poi immetterli in un nuovo caos, seppur di livello superiore al primo?
Ho tante idee per la testa e tanti progetti.